Glossario

Cranioplastica

La craniopastica è un intervento  neurochirurgico di ricostruzione o posizionamento della teca cranica. consistente nella riparazione delle perdite di sostanza ossea della volta cranica quali possono conseguire a traumi, infezioni ossee, interventi chirurgici, tumori ecc. e che comportano la perdita della protezione completa che una scatola cranica indenne offre alle delicate strutture nervose in essa contenute.

 

Materiali
L'osso autologo (prelevato dal paziente stesso) crioconservato nelle banche dell'osso è il materiale maggiormente usato. Seppure motivata da apparente risparmio economico e dal maggior  biomimetismo (un materiale biomimetico è un materiale che mima un sistema biologico nelle sue proprietà), questa scelta però non è sempre possibile o vantaggiosa (circa il 25-30% degli opercoli ossei va incontro ad un riassorbimento asettico nel volgere di pochi mesi o anni, costringendo così il paziente ad un nuovo intervento chirurgico). Se la scelta è verso un materiale sintetico, la protesi cranica deve essere realizzata su misura (custom made). Infatti, non dovrebbe essere più accettata la modalità di modellazione "a banco", da realizzarsi in sala operatoria, se non in casi particolarissimi: quando la spettanza di vita è brevissima o quando lasciare la craniolacunia, seppure per un breve periodo in attesa della cranioplastica su misura, rappresenta un rischio reale per il paziente. La cranioplastica ritenuta ideale deve inoltre possedere spiccate proprietà biomimetiche (biointerazione, biointegrazione e biostimolazione con l'osso). In questo senso, attualmente, il materiale più idoneo è l'idrossiapatite (HA), che ha, comunque, lo svantaggio di essere inizialmente fragile. Alle volte, però, bisogna privilegiare la resistenza meccanica primaria, seppure in un contesto di biocompatibilità. In questi casi il materiale di riferimento è allora il polimetilmetacrilato (PMMA), che, rispetto all'HA, ha una resistenza alla compressione e alla flessione circa dieci volte maggiore e un'elasticità quasi doppia. Infatti, l'HA assomiglia molto di più all'osso spongioso, mentre il PMMA è più simile all'osso corticale. L'HA è un bioceramico (ossia un ceramico di uso biologico) di sintesi che mostra la stessa formulazione chimica dei microcristalli ossei e di conseguenza ha lo stesso rapporto Calcio/Fosforo presente nei tessuti ossei. L'HA "porosa" permette la crescita al suo interno del tessuto osteo-fibroso (osteoconduttività) e quindi la saldatura al tessuto osseo circostante. Infatti, l'osteoconduttività è direttamente proporzionale alla porosità, che può variare in termini di grandezza e numero dei pori e di tipologia di interconnessione. Maggiore è il grado di interconnessione e porosità e migliore risulta l'osteoconduttività. La sperimentazione dell'HA, quale materiale per le cranioplastiche su misura, nasce dalla ricerca tutta italiana. È la Fin-Ceramica di Faenza, nata come spin-off dell'Istituto di Scienze e Tecnologia dei materiali ceramici del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), che ha messo a punto la procedura e che l'ha fatta conoscere non solo in Italia, ma anche esportata in tutta Europa ed ora anche in Sud Africa, nel Medio Oriente e in Canada. Il PMMA è una materia plastica, forse più nota con il nome commerciale di Plexiglas, formata da polimeri del metacrilato di metile, estere dell'acido metacrilico. È un materiale conosciuto da moltissimi anni, in quanto fu sviluppato nel 1928 in vari laboratori e immesso sul mercato nel 1933 dall'industria chimica tedesca Röhm. Già nel 1940, dopo vari esperimenti sugli animali che non mostrarono particolari reazioni avverse, il PMMA veniva usato per le cranioplastiche. Altri materiali sono usati nella progettazione di carnioplastiche (peek, caprolattone), ma, di fatto, sono abbastanza assimilabili alle caratteristiche del PMMA.
 
Riferimenti
neuroscienzeanemos.it

 


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